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Se l’Europa è solo burocrazia
Commento pubblicato su l’Unità l’11 dicembre 2015
 

La crisi dei rifugiati del 2015 ha radicalmente trasformato la natura e la portata del problema che dobbiamo affrontare. Ma a Bruxelles non se ne sono accorti. Per un anno e mezzo siamo stati in prima linea nell'affrontare la crisi nel Mediterraneo, assumendoci responsabilità per tutta l'Unione. Poi abbiamo finalmente convinto l'Unione ad agire: controlli europei nel Mediterraneo, impegni concreti dei paesi Africani a La Valletta, accordo sulla redistribuzione dei rifugiati.

Nel frattempo, altri paesi europei davano altre risposte, ben poco europee: bloccando treni carichi di rifugiati in piena campagna, innalzando muri nel cuore dell'Europa, ristendendo chilometri di quel filo spinato che tutti pensavamo di aver avvolto per sempre dopo il crollo del muro di Berlino.

L'Italia ha dato risposte coerenti con quei valori di umanità e solidarietà che sono le vere ragioni della nostra Unione. Altri si sono rinchiusi in risposte nazionalistiche e ben lontane da quello Stato di diritto che noi europei dovremmo essere i primi a rispettare. La lentezza con cui gli altri governi europei stanno attuando l'accordo sulla redistribuzione è esasperante.

La solerzia con cui la Commissione non trova di meglio che avviare una procedura di infrazione contro l'Italia sulle identificazioni e' invece disarmante. Non è certo questa la risposta che ci aspettiamo dall'Europa.

Se l'Europa vuole fare la differenza per i cittadini, deve saper rispondere in modo efficace e politico ai grandi momenti di cambiamento. Non c'è risposta efficace europea senza presa di responsabilità europea. L'Unione e tutti i governi nazionali devono assumersi le proprie responsabilità sostenendo i paesi che sono in prima linea nella gestione della crisi dei profughi da tempo, a partire dall'Italia. Inutile e controproducente accanirsi nei confronti di chi, in una crisi senza precedenti, ha fatto molto più e molto meglio di altri.

Non ha senso emozionarsi e piangere all'indomani delle troppe tragedie che ci hanno colpito duramente in questi mesi per poi tornare ai soliti riflessi condizionati e alle risposte miopi.

Agli spacciatori di demagogia a buon mercato che vogliono speculare sulle paure collettive e sulle vite umane, e che vogliono distruggere l'Europa stessa, dobbiamo rispondere con nuove e vere politiche europee. Con più coraggio. E con più buon senso...

Sandro Gozi


 
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