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Il vero vincitore è il Premier Valls
 
Commento pubblicato su l’Unità il 14 dicembre 2015
 

No, la Francia non si getta nelle braccia di Marine Lepen. E neppure in quelle della giovane Marion Marechal-Lepen. Entrambe sono state nettamente sconfitte. Il vero vincitore politico è Manuel Valls. Perché la grande maggioranza dei francesi ha deciso ancora una volta che i valori della République non vanno rottamati. Il risultato del primo turno del Front National e' dovuto al contesto più difficile dal dopoguerra ad oggi: disoccupazione, impoverimento della classe media, crisi migratoria, terrorismo islamico, inadeguatezza europea.

 
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Se l’Europa è solo burocrazia
 
Commento pubblicato su l’Unità l’11 dicembre 2015
 

La crisi dei rifugiati del 2015 ha radicalmente trasformato la natura e la portata del problema che dobbiamo affrontare. Ma a Bruxelles non se ne sono accorti. Per un anno e mezzo siamo stati in prima linea nell'affrontare la crisi nel Mediterraneo, assumendoci responsabilità per tutta l'Unione. Poi abbiamo finalmente convinto l'Unione ad agire: controlli europei nel Mediterraneo, impegni concreti dei paesi Africani a La Valletta, accordo sulla redistribuzione dei rifugiati.

 
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Una nuova Sinistra
 
Commento pubblicato su l’Unità il 7 dicembre 2015
 

Esplode la rabbia e la paura in Francia e il Front National festeggia come primo partito, superando la lista unitaria dei Republicains di Sarkozy e dei centristi del Modem e dell'UDI. Da rabbrividire, con i loro discorsi sulla "purezza" della "Francia francese". La Sinistra unita in Francia sarebbe al 36%. Ma quando la Sinistra e' frammentata e divisa inevitabilmente perde, lezione confermata ancora una volta. Con il 24% il PS ha limitato i danni ma finché non si trasforma del tutto in una forza riformatrice e moderna come propone Valls non tornerà ad essere veramente competitivo, soprattutto in vista del 2017. La sinistra francese è mediocre, purtroppo i Valls, i Macron o le Vallaud-Belkacem non sono accompagnati da un partito altrettanto consapevole e moderno.

 
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Boulevard Voltaire, 49
 
Commento pubblicato su l’Unità di lunedì 16 novembre 2015
 

Boulevard Voltaire 49. Non è l'indirizzo del Bataclan, che si trova al 50 dello stesso Boulevard. È dove ho passato uno dei tanti anni vissuti a Parigi. Dove ho vissuto liberamente, come giovane europeo, senza paura. Anch'io, come Valeria Solesin, studiavo alla Sorbona: Valeria ci ha lasciato, vittima della violenza terroristica, e mancherà a tutta l'Italia e a tutta l'Europa. Non avrei mai pensato che 20 anni dopo in quelle vie che percorrevo ogni giorno da studente sarebbero passati dei mostri che attaccano la nostra libertà, odiano le nostre conquiste di civiltà, vogliono seminare la paura per paralizzare le nostre società. Sono disumani e la loro barbarie non ha alcuna giustificazione.

 
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L’immigrazione si governa solo con una politica comune
 
Intervento pubblicato sul Corriere della Sera di giovedì 29 ottobre 2015
 

In Europa, non c’è posto per nuovi muri o per il filo spinato. In Europa, non vogliamo più vedere treni carichi di rifugiati bloccati in una campagna sperduta nel mezzo del nulla. In Europa, non possiamo più accettare questo rigurgito di razzismo, egoismo, violenza e discriminazione contro persone che scappano dal terrorismo, dalla persecuzione e dalla guerra. Un anno fa, sotto la Presidenza italiana, abbiamo lanciato un nuovo processo per monitorare il rispetto dello Stato di diritto all’interno dell’UE, alla luce della nostra Carta dei Diritti Fondamentali. Nel mese di novembre, terremo il primo dialogo politico annuale su questo e siamo convinti che un’aperta e franca discussione sul se e come i diritti fondamentali siano stati rispettati pienamente nel corso della crisi migratoria sia altamente necessaria.

 
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Mercato unico digitale a misura di Pmi
 
Intervento pubblicato sul Sole24Ore di domenica 25 ottobre 2015
 

Il Mercato Unico è il più grande successo dell’Unione Europea in campo economico, ma per continuare ad esserlo, deve innovarsi e fare propri i progressi dell’economia digitale. E’ per questo che Italia e Regno Unito, insieme ad altri quindici Stati membri, hanno chiesto alla Commissione di avanzare la prossima settimana proposte ambiziose per rafforzare il Mercato Unico e renderlo all’altezza delle sfide dell’era digitale. I benefici che le potenziali trasformazioni tecnologiche e digitali possono apportare a imprese (piccole e grandi), industrie e consumatori sono enormi.

 
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L’agenda italiana per riformare l’Europa
 
Commento pubblicato sul Corriere della Sera dell’11 ottobre 2015
 

Dobbiamo riformare l’Unione europea. Ce ne serve un’altra, molto più efficace ed efficiente di questa. E ci serve in fretta. Lo abbiamo detto più volte. Però siamo stanchi di sentire, in via confidenziale, tanti responsabili politici affermare quanto sia “urgente” riformare la governance europea per poi far sempre prevalere nelle sedi politiche prudenza, eccesso di realismo o irresistibile tendenza a rimandare sempre a domani ciò che dobbiamo fare insieme oggi.

 
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Onu, di nuovo in prima fila
 
Commento pubblicato su l’Unità del 1 ottobre 2015
 
C’è un’Italia che torna sul palcoscenico più importante, e lo fa da protagonista: è l’Italia che si è presentata col presidente Renzi all’assemblea generale delle Nazioni Unite, pronta a fare la sua parte per contribuire attivamente alla ricerca di un nuovo ordine globale e per rilanciare il ruolo politico dell'Europa...
 
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Non è questa la nostra Unione
 
Commento apparso su l’Unità del 3 settembre 2015
 
Ha fatto bene il Presidente del Consiglio, di fronte al monito lasciato filtrare a Bruxelles da “fonti anonime” e riferite all’annunciato taglio delle tasse sugli immobili, a ribadire che è l’Italia a decidere quando, cosa e dove tagliare. Il punto di fondo non è uno 0,1 o uno 0,1% in meno. Né l’interpretazione letterale o evolutiva di un comma o di un altro del patto di stabilità. Il punto è il ruolo della politica nella costruzione europea e nelle scelte decisive.
 
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La Sinistra, il principio di lealtà e la cultura del nemico politico
 
Commento pubblicato su l’Unità il 19 settembre 2015-10-12
 
La Sinistra che non si misura con il principio di realtà e con la sfida del governo è una Sinistra che si condanna alla semplice testimonianza. L’ambizione che invece ha Campo Democratico è quella di lavorare per riportare la politica al servizio del Paese: noi non ci vergogniamo dell’usare la parola politica, e di fare politica tra la gente. ...
 
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Andare oltre Dublino
 
Commento pubblicato su l’Unità il 29 agosto 2015
 
Purtroppo in Italia, come accade spesso, l’immigrazione è diventata una questione di pancia. Invece, per ottenere risultati soddisfacenti, dobbiamo sforzarci di essere ragionevoli, superando becero populismo e inutile buonismo...
 
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Giovani
Premessa necessaria: chi sono i giovani in Italia? Nel nostro paese c'è infatti la curiosa abitudine di considerare "giovane" anche chi si avvicina ai quarant'anni, cosa che negli altri paesi d'Europa non accadrebbe mai. Chi sono, allora i giovani? Sono tutti coloro che meritano una chance dal futuro perché appena usciti dal sistema educativo o appena pena entrati nel percorso professionale. Ragazzi e ragazze che meritano di più di un apprendistato sottopagato nel quale sono costretti a fare fotocopie. Perché, va detto, di fronte a noi abbiamo la migliore generazione possibile: nessuno come i giovani di oggi ha studiato, viaggiato e imparato le lingue. Il compito della politica dev'essere quello di favorire ogni passo della formazione: dotare di risorse il sistema educativo, che non ha bisogno di altre riforme ma solo di essere potenziato grazie alle nuove tecnologie; garantire opportunità durante il percorso universitario, tramite l'allargamento delle finestre quali progetti Erasmus, Leonardo; liberare l'accesso alle professioni, eliminando gli ordini per consentire un rapido ingresso nel mondo del lavoro.

Europa
È fin troppo facile al giorno d'oggi dire che questa non è l'Europa che vogliamo. A chi potrebbe piacere un'Europa in mano a pochi tecnocrati occupati soprattutto a incasellare le cifre di un bilancio? Vogliamo di più, molto di più. Ma non possiamo aspettare altro tempo.
L'Europa che vogliamo è un'unione politica, ancor prima che bancaria o finanziaria. È la realtà nella quale realizzare veramente il sogno spinelliano degli Stati Uniti d'Europa, ma va cambiata la rotta. Dobbiamo far capire alla Germania che non si può vivere di sola austerity: servono misure per la crescita, poiché sono le persone a meritare il centro della scena continentale, non gli algoritmi finanziari. E poi, nel 2014, dobbiamo avere la forza di lanciare un grande referendum paneuropeo sul futuro dell'Europa. L'Europa parte dai cittadini e a loro deve ritornare. 
Per fare ciò, due riforme sono fondamentali: la creazione del Presidente dell'Europa, eletto direttamente su scala transnazionale sulla base di liste politiche comuni. Solo in questo modo si potranno riavvicinare le istituzioni alle persone e far sentire un po' più di Europa a ognuno di noi. 

Ambiente e Green Economy
C'è qualcosa in grado di migliorare la qualità della vita e allo stesso tempo in grado di aumentare l'occupazione? Sembrerà impossibile, ma c'è un dato molto significativo: un nuovo posto di lavoro su due si crea nella green economy. Il futuro e le possibilità di sviluppo del paese dipendono dalla nostra capacità di essere competitivi nei settori emergenti e di rispondere con tempestività alle esigenze di una società che cambia rapidamente. Possiamo crescere salvaguardando l’ambiente, ripensando i nostri modelli: crescita intelligente e sostenibilità vanno di pari passo.  Inoltre, i dati che dovrebbero spingerci non solo verso un’economia verde, ma verso una “società verde” non ci mancano. Un famoso studio del britannico Nicolas Stern, già Capo Economista dela Banca Mondiale, ha stimato in una potenziale perdita che varia dal 5 al 20% dei consumi personali l’effetto del riscaldamento globale: ce lo possiamo permettere?  Io dico di no, e dico che non se lo può permettere neppure l’economia italiana, che solo tra agricoltura e turismo vedrebbe compromesso circa il 30% del suo PIL di qui al 2050. Va ripensata la politica energetica, puntando sulle rinnovabili: in base a vari studi europei, il solo obiettivo del 20% in più di energie rinnovabili potrebbe creare in Europa 600.000 posti di lavoro in più, nel brevissimo termine, che diventano 1 milione se si raggiunge l’obiettivo si aumentare del 20% l’efficienza energetica. Possiamo rinunciarvi facilmente? 

Cultura
La Cultura rappresenta a livello europeo il 3,3 % del PIL ed è un settore nevralgico a livello lavorativo. L’Italia da sola possiede il 70% del patrimonio artistico mondiale ma per troppo tempo la politica nazionale non ha dato adeguata attenzione al settore spesso sottoponendolo a tagli lineari consistenti. In un’ottica di rinnovamento e di cambio verso è necessario dare alla cultura la giusta priorità nell’agenda politica del Paese., cultura e creatività possono diventare dei fattori fondamentali per la tanto agognata crescita dell’economia italiana.
Abbiamo il dovere di ritrovare e valorizzare la nostra grande tradizione culturale investendo sul turismo, musei, editoria e arti dello spettacolo.

Diritti Civili
Il Trattato di Lisbona con la Carta dei Diritti fondamentali dell’UE ha posto la centralità e l’importanza di riconoscere una serie di diritti personali e civili.
Purtroppo, il nostro Paese sino adesso si è mostrato restio al riconoscimento dei diritti civili o meglio di tutto ciò che è diverso. Eppure, la contaminazione delle diversità in seno alla società rappresenta la spinta vitale per un Paese di matrice laico ma soprattutto libero e democratico.
Lo Ius Soli, il riconoscimento delle coppie di fatto, il superamento delle discriminazione in base al colore, all’orientamento sessuale, alla religione e alla diversità fisica sono temi che l’Italia deve affrontare in maniera decisa e immediata. Non possiamo continuare ad allontanarci dall’Europa ma soprattutto, non bisogna discriminare le diversità che rappresentano il sale di un Paese che da esse ne può trarre solo forza.

Giustizia
Il tema della giustizia per troppo tempo è stato affrontato nel nostro Paese in chiave personalistica e non per il bene comune. La questione carceraria oramai, balzata alle cronache e sui tavoli della politica è stata totalmente ignorata negli ultimi anni. Eppure, basta fare un giro nelle carceri e verificare con i propri occhi le condizione disumane in cui vivono i detenuti. Le carceri italiane per troppo tempo sono state vittime del silenzio comune e sono diventate delle vere e proprie discariche sociali.
Il sovraffollamento è derivato da un abuso della custodia cautelare e dall’inasprimento di alcune pene minori. Il carcere non deve essere un tugurio punitivo ma deve avere una valenza di reintegrazione sociale. Un Paese civile non può accettare che delle persone possano vivere in delle condizioni così disumane: “Un uomo non è il suo errore”.
Fortunatamente, il tema scottante della giustizia è nuovamente nell’agenda della politica italiana e si sta avviando un processo di riabilitazione in tal senso: decreto carceri, depenalizzazione di alcuni reati minori, pene alternative e molto altro. Il lavoro è ancora lungo ma ogni piccolo obiettivo raggiunto è importante.

Partito Democratico
Nel 2013 il Pd ha perso tutto ciò che poteva perdere, dalle elezioni alle presidenziali, ha visto le dimissioni di un segretario e la nascita del governo col peggior nemico, Berlusconi. Una sfilza di errori giganteschi, eppure alle primarie dell'8 dicembre si sono recati in 3 milioni alle urne. Perché? Perché nonostante gli errori di un gruppo dirigente, negli occhi delle persone c'è ancora la speranza di costruire davvero quel Partito Democratico promesso nel 2007 e mai realizzato. Oggi però il vento del cambiamento è tornato a soffiare sulle nostre vele, e dovrà spingerci fino alla meta, vale a dire la creazione di una vera sinistra liberale. Una sinistra liberale è una sinistra consapevole che per fare giustizia sociale bisogna aiutare i veri esclusi, donne e giovani innanzitutto. Soprattutto, è aperta, non ha nostalgia di un passato “socialdemocratico” che in Italia non c’è mai stato. Non chiude le porte a chi ha idee riformiste ma non “ortodosse” in base ai canoni tradizionali dela sinistra italiana, a partire dal lavoro. Insomma, non insegue il vecchio, non torna indietro a ogni difficoltà ma ha il coraggio di costruire una nuova proposta politica. A oggi il Pd è l'àncora del sistema politico italiano: trova il suo fondamento nelle primarie, è un partito snello e dinamico e dev'essere il perno del bipolarismo che guarda all'Europa. Sta a noi non perdere quest'ultima occasione.
 

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Sono nato nel 1968 a Sogliano sul Rubicone, un piccolo comune sulle colline romagnole. Da Sogliano la vita mi ha portato in tante realtà diverse: Cesena, dove sono cresciuto; Bologna, dove mi sono laureato in Legge; Parigi, dove ho studiato alla Sorbona e a Sciences Po, e poi insegnato; Londra, Berlino e naturalmente Bruxelles, dove ho vissuto a lungo.

Nel 1995 ho vinto il concorso per la Carriera Diplomatica e ho lavorato al Ministero degli Affari Esteri. Nel 1996 ho iniziato a lavorare alla Commissione Europea a Bruxelles. Dal 2000 al 2004 ho avuto il prestigio e l'onore di lavorare con Romano Prodi quando era presidente della Commissione Europea, e poi con Josè Manuel Barroso. Nel 2006 è arrivata l'occasione di entrare in Parlamento. Da lì ho iniziato a lavorare per la costruzione di quello che era più di un sogno, e che ora è una splendida realtà: Il Partito Democratico.

In parlamento, sono stato presidente del Comitato Schengen e Immigrazione, e capogruppo Pd nella Commissione Politiche Ue.

Nel 2013 sono stato eletto Presidente della Delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa, Vice presidente dell’Assemblea Parlamentare presso il Consiglio d’Europa e co-Presidente dell’intergruppo parlamentare Federalista per gli Stati Uniti d’Europa. Dal 2013 ho anche iniziato a collaborare a titolo gratuito per il Comune di Roma in materia di fondi e progetti europei. Nel gennaio 2014 sono stato eletto vicepresidente del Gruppo Socialista presso all’Assemblea del Consiglio d’Europa.

Nel 2014 sono entrato a far parte del governo Renzi, come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con deleghe alle Politiche e Affari Europei.

Mia moglie si chiama Emanuela. Abbiamo due figli: Federica, 11 anni, e Giulio, 8.

Insegno Istituzioni e Politiche dell’Unione Europea all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi, e ai Collegi Europei di Bruges e Parma.

Miei commenti ed analisi sono apparsi sui principali quotidiani italiani negli ultimi anni, tra cui l'Unità, Europa, il Messaggero. Ho pubblicato diversi volumi, tradotti in più di cinque lingue diverse. Ad Aprile 2014 è uscito il mio ultimo libro, "L'Urgenza Europea", una conversazione con Marielle de Sarnez, curato dal giornalista di Libération Eric Jozsef, ed edito da Bonanno.

Amo la musica, la corsa (ho partecipato a diverse maratone), lo squash e il calcio.
 
 
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